Simonetta Figuccia: Articoli

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Pubblicazioni - Articoli

Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
Genova: Via Palestro 19/8 - www.geagea.com
Anno 4° N° 12 Giugno 1995 Pag. 13° Autore: Simonetta Figuccia

inconscio


L'INCONSCIO NELLE FIABE

Le fiabe hanno un profondo contenuto formativo perchè consentono almeno la familiarizzazione con le componenti oscure del nostro mondo interiore

Da una fiaba finlandese:
C’erano una volta un uomo e una donna che vivevano in pace e in armonia l’uno con l’altra.
Una volta si trovarono a parlare della morte e l’uomo disse: "quando morirò ti scorderai di me e ti risposerai." Lei negò, ribattendo che sarebbe stato lui invece, in caso di vedovanza, a risposarsi. A nessuno dei due piaceva l'idea di essere dimenticato, così pattuirono di non risposarsi mai più.
La donna morì e dapprima l’uomo visse in solitudine ma dopo un po' pensò: "Perchè devo portare il lutto per lei? Mi risposo". E si prese un’altra moglie. Ma ad un certo punto decise di andare a salutare la prima moglie e chiederle scusa. Andò sulla tomba a scusarsi e la defunta disse: "Vieni vieni, non avere timore, vieni qui." Così lui entrò nella tomba e lei gli offrì del vino. Poi lui fece per andarsene ma lei lo trattenne ancora un po' dicendo: "restiamo a chiacchierare". A casa celebrarono una funzione in sua memoria pensando che fosse morto. La sposa attese e attese m a alla fine se ne andò. La morta offerse al marito un ultimo boccale e alla fine lo lasciò andare. Allora l’uomo se ne andò, giunse in chiesa ma il parroco non c’era più, la moglie non c’era più, lui stesso era ingrigito come una upupa perchè era rimasto nella tomba per più di trenta anni".
Questa fiaba ricorda un sogno in cui una donna stava tutta la vita a telefonare ad una nemica chiusa in carcere, per rendersi conto alla fine di essere ormai anch’essa vecchia ed imprigionata.
La tematica che traspare nella fiaba è legata alla simbiosi.
Con il termine simbiosi possiamo indicare la fusione di un essere umano con un altro essere umano ma anche con un gruppo, un ideale, la famiglia. La persona che vive la dimensione simbiotica si sente parte di una realtà che la protegge.
Il problema della simbiosi è da sempre un oggetto fondamentale della ricerca psicologica.
Per una antica definizione la simbiosi o "partecipation mystique", designa semplicemente l’indefinita parte residua di indistinzione tra soggetto e oggetto. Secondo Jung l’unico processo che può portare a liberarsi dalla simbiosi è quello attraverso cui si scopre e si costruisce la propria identità, sebbene sia questo un processo che occupa tutta la vita.
La fase simbiotica è fase prevista nella vita umana e coincide con la fase intra-uterina nonchè con i primi mesi post-natali. Inoltre essa continua ad accompagnare il soggetto, cometentativo inconscio di ripristinare l’Eden primordiale, anche lungo tutto il suo cammino esistenziale.
Può però accadere che essa si affermi pesantemente e non abbandoni mai il suo dominio sull’individuo.
Quando le necessità simbiotiche sono molto regressive, possono manifestarsi nel desiderio di tornare nel ventre materno, o nel desiderio di morire. La simbiosi ha infatti qualcosa in comune con la morte.
Morte e simbiosi sono connesse anche perchè la simbiosi viene sempre ricercata a difesa dalle trasformazioni esistenziali: il timore dei continui mutamenti, del continuo commiato, del continuo morire ci induce a cercare ciò che rimane, ciò che desideriamo rimanga. Perciò di fronte a qualunque simbiosi protratta troppo a lungo ci possiamo domandare di quale rifiuto evolutivo essa sia sintomo. Esiste una forma di simbiosi che fa sì che l’essere umano non riesca più a far fronte alle esigenze della vita, che invece ci chiede di rinascere, di osare di nuovo, di prendere nuove e spregiudicate decisioni. Nella fiaba descritta il marito, dopo aver elaborato il lutto cade in una regressione profonda, in cui la simbiosi è ricostituita.
Nella pratica analitica, capita spesso di sentir dire frasi del tipo "non ho vissuto la mia vita, ho sempre fatto quello che volevano gli altri..." Così accade al protagonista della fiaba che trascorre i propri anni nella tomba, cioè non vive. Anzichè accomiatarsi l’uomo si autodistrugge. La moglie morta può rappresentare qui un rapporto empirico ma anche una situazione, un contenuto idealizzato che non vogliamo lasciare. Nella fiaba troviamo sintetizzati molti aspetti della problematica simbiotica:
-il tentativo di evitare che si verifichino cambiamenti.
-la rimozione dell' aggressività.
-l’inizio della elaborazione della perdita e la ricerca del nuovo.
In molte fiabe che parlano di simbiosi, così come in certi sogni, dominano i simboli dell’essere rinchiusi (nella tomba, nella caverna) .
I simboli riguardano l’essere circondati, racchiusi, protetti ma anche prigionieri. Essi rimandano all’archetipo materno.
L’alternanza tra simbiosi e individuazione è tipica di tutti gli esseri umani. E’ importante però trovare un ritmo.
Occorre che simbiosi ed individuazione si attuino sempre a nuovi e più elaborati livelli di consapevolezza e che l’identità che ne consegue permetta all’uomo la possibilità di vivere con serenità la situazione di solitudine in cui pure è "legato" ad altri individui autonomi dall’amore.
Non è necessario che l’eroe perda le proprie tendenze simbiotiche ma che afferri il ritmo e che impari che a una fase di separazione ed individuazione segue una fase simbiotica. L’importante è non restare cristallizzati nell’abbraccio simbiotico così mortifero nel quale tuttavia si cade per la paura di soffrire e di riconoscere le nostre dinamiche più profonde di dipendenza.

Bibliografia: Verena Kast - Le fiabe della paura, Red





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