Studio Psicologia Analitica
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Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia
sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
Genova: Via Palestro 19/8 - www.geagea.com
Anno 4° N° 14 Dicembre 1995 Pag. 7° Autore:
Simonetta Figuccia
IL SIMBOLISMO DEL SE'
Estratto da un seminario di Psicologia Analitica
Cosa ha indotto Jung ad ipotizzare un archetipo della
totalità, il Sè e il processo di individuazione ad esso
collegato?
Jung si chiese quale fosse la finalità della vita onirica
dell’individuo nella sua totalità e quale ruolo svolgessero
i sogni non solo nell’economia immediata del singolo ma
nell’arco della vita complessiva dell’uomo.
Egli sottopose ad osservazione moltissimi sogni (circa
80.000) e scoprì non solo che tutti i sogni sono in varia
misura importanti, ma che essi si inseriscono in una trama
complessa di fattori psichici.
Scoprì che nella loro globalità i sogni si presentano
secondo uno schema, si svolgono in un lento processo che
chiamiamo processo di individuazione.
Certi contenuti onirici emergono, si dissolvono, per poi
ripresentarsi nuovamente.
La nostra attività onirica segue uno schema, per quanto
tortuoso e indecifrabile appaia ai nostri occhi, ed
esaminando questo disegno obliquo possiamo individuare
l’opera di "una tendenza direzionale regolatrice" che
determina un lento, impercettibile processo di sviluppo
psichico che è il processo di individuazione.
Lentamente emerge una personalità più ricca e matura che
acquista corposità.
Il centro organizzativo da cui dipende l’effetto regolatore
è una specie di atomo nucleare del sistema psichico, un
centro di creazione e organizzazione.
Jung lo ha denominato Sè, intendendo con tale termine la
totalità psichica, per distinguerlo dall’io che comprende
solo una parte della psiche totale.
Nel corso delle varie epoche gli uomini hanno avuto una
conoscenza intuitiva dell’esistenza di tale centro
interiore.
I greci lo chiamavano Daimon dell’uomo, i romani lo
veneravano nel "genius" innato dell’individuo, in Egitto
era "l’anima di Ba".
Tra le tribù degli indiani Naskapi si parla del Mista Peo,
l’amico interiore, il grande uomo che sta dentro di noi ed
è immortale.
Il Sè è questo principio guida interiore, distinto dalla
personalità cosciente, che incontriamo e sperimentiamo nei
sogni. Ogni uomo, almeno una volta nella vita, fa
esperienza del Sè. Questo archetipo è una autentica unione
di opposti: è maschile e femminile, vecchio e fanciullo,
potenza e inermità.
Può assumere qualunque forma, dalla più alta alla più
bassa, in quanto trascende l’io.
L'archetipo dell'unione dei contrari, immagine a priori che
occupa da sempre una posizione preminente nell'evoluzione
spirituale dell'uomo, è l'archetipo stesso dell'
individuazione intesa come processo di trasformazione che
si realizza attraverso la ripetuta unione tra coscienza ed
inconscio.
Il Sè appare come cerchio, mandala, Lapis, pietra
filosofale dell’Alchimia, albero del mondo.
E’il Cristo, "la pietra refusa che diviene pietra
angolare": in ogni forma rappresenta il simbolo di una
esperienza che non può andare distrutta, di un "non luogo
non tempo" che rimanda al divino nell’umano.
Tale punto di riferimento, la stella polare, il tu
interiore, cerca la sua attuazione nell’uomo e tramite
l’uomo, come nel seguente sogno:
>La sognatrice vede Cristo in croce che la chiama
gridandole: ho bisogno di te, proprio di te.<<br
/>Il Sè, come un seme, contiene in forma latente tutto
l’albero futuro, tutta la personalità dell’individuo. Ma il
Sè non può manifestarsi senza la collaborazione dell’io,
come viene detto nel sogno. Solo se l’io collabora, ciò che
è in potenza, ciò che è latente, potrà divenire esistente e
reale.
Lo scopo dell’individuazione è la realizzazione della
propria unicità, della propria personalità, tramite
l’incontro con il Sè, con una dimensione universale che
trascende l’io.
L’esperienza del processo di individuazione ci rivela che
una forza universale opera in modo creativo. Si ha
l’impressione che l’inconscio tracci la via da seguire
secondo un disegno segreto, che si rivela nei sogni, in un
continuo dialogo invisibile.
Ma questo dialogo creativo entra in gioco solo quando l’io
rinuncia a tutte le sue intenzioni, rinuncia
all’atteggiamento di pianificazione di tutta l’esistenza.
L’io soggiace al Sè, ad una dimensione più ampia che lo
trascende e lo comprende.
Al giorno d’oggi molti uomini vivono immersi
nell’ingranaggio del lavoro e dei ritmi della grande città
affetti da un terribile senso di vuoto e di noia, come se
fossero in attesa di un evento che non succede mai.
Cercano di distrarsi con i divertimenti, con
l’innamoramento, ma sempre avvertono una "mancanza" che non
ha nome.
Jung riteneva a ragione che molte delle nevrosi dell’uomo
occidentale siano "indotte dalla società", siano legate
all’allontanamento dal mondo del simbolo, e dalla
schiacciante prevalenza dell’io che tutto vuole possedere e
controllare.
Per questo l’incontro con una dimensione universale che ci
comprende non può che guarirci e risanare.
Il significato di Totalità è rendere santo o risanare,
ritrovare l’integrità.
Per questo oggi è questione di vita o morte discendere
nelle profondità dell’inconscio.
L’analisi allora è quel cammino per giungere alla totalità,
al "Tesoro" che l’umanità cerca.
Oggi ci è imposto di liberarci da questo pregiudizio del
significato puramente individuale della nostra vita,
affinchè si realizzi quel progetto di universalizzazione
della coscienza di cui da sempre sappiamo.
Già S.Agostino esortava:
"Non uscire da te stesso, torna in te stesso; la verità
abita nell'uomo interiore".
Bibliografia: C.G.Jung Opere Vol.15 Boringhieri; S.
Montefoschi "C.G. Jung. Un pensiero in divenire" Garzanti;
C.G.Jung "L’uomo e i suoi simboli" Mondadori.
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